lunedì 10 settembre 2007

Carmen: NORMATIVA DOGANALE E REGIME DELLE IMPORTAZIONI DALLA CINA

Carmen: NORMATIVA DOGANALE E REGIME DELLE IMPORTAZIONI DALLA CINA

NORMATIVA DOGANALE E REGIME DELLE IMPORTAZIONI DALLA CINA


Regolamentazione delle importazioni

Qual è la disciplina delle importazioni in Cina? Esistono delle restrizioni alle importazioni?

L'autorità responsabile in materia doganale in Cina è la Customs General Administration, direttamente dipendente dal Consiglio di Stato, mentre la normativa vigente al riguardo è la Customs Law del 1987. In base a tale normativa al momento dell'arrivo nel territorio cinese la persona incaricata del trasporto delle merci ha l'obbligo di recarsi presso l'autorità doganale competente e presentare la licenza di importazione, oltreché tutta la documentazione prevista.
In teoria tutti i prodotti importati ed esportati in Cina sono soggetti ad ispezione da parte del China Commodity Inspection Bureau (CCIB). I prodotti venduti in Cina devono anche essere contrassegnati con il nome del prodotto e del produttore e relativo indirizzo, gli ingredienti e relative quantità, la data di produzione e di scadenza, le avvertenze, le istruzioni per il trasporto ed il magazzinaggio. Le operazioni di sdoganamento devono essere effettuate entro 14 giorni dall'entrata delle merci nel territorio cinese ed almeno 24 ore prima della loro uscita nel caso di esportazione. L'omessa presentazione della


dichiarazione doganale entro tre mesi dall'ingresso delle merci in Cina comporta la possibilita' per l'ufficio doganale di confiscare le stesse. Le licenze di importazione sono gestite dal Dipartimento di Commercio Estero del Ministero per il Commercio Estero e la Cooperazione Economica (MOFTEC) e gravano su tutti i prodotti provenienti dall'Unione Europea. Le liste dei prodotti soggetti a licenza sono frequentemente aggiornate sulla base delle priorità di politica commerciale.
In particolare è vietata l'importazione di prodotti meccanici ed elettronici usati, qualunque sia la valuta, le modalità ed i canali di importazione, ad eccezione dei prodotti che hanno ottenuto un'approvazione esplicita all'importazione da parte dell'Ufficio Nazionale dell'Importazione.
E' inoltre vietata l'importazione dall'Italia sia di carni suine e bovine e dei prodotti derivati, che del pellame grezzo di tali animali. L'importazione e l'esportazione di oro ed argento, gioielli e prodotti in tali metalli è soggetta ad approvazione della People's Bank of China, ma viene concessa solo in rarissimi casi.
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Quali sono i dazi applicati in Cina?

Dal 1992 la Cina adotta il sistema internazionale di classificazione e descrizione delle merci. Le tariffe vengono calcolate in base al valore CIF per le merci importate e FOB per quelle esportate. Alcune categorie di beni, come il materiale pubblicitario ed i campioni privi di valore commerciale, sono esenti da dazi; mentre beni, quali la merce danneggiata durante il trasporto o lo scarico o danneggiata da forza maggiore prima dello sdoganamento, possono essere esentati dai dazi a discrezionalità delle autorità competenti.
Le aliquote più basse dei dazi doganali di importazione, comprese tra il 2% ed il 150%, vengono applicate sui prodotti provenienti dai paesi con cui la Cina ha stipulato accordi preferenziali, quali l'Italia. Le aliquote medie invece, che a partire dal 1 gennaio 2002 sono state ridotte dal 15,3 al 12%, sono applicate alle merci provenienti da tutti gli altri paesi. Sempre a partire da tale data l'aliquota media dei dazi doganali sulle importazioni dei prodotti industriali è dell'11,6%, mentre quella sui prodotti dell'agricoltura, ad esclusione dei prodotti acquatici, è del 15,8%.
Il recente ingresso della Cina nella WTO ha determinato questo progressivo abbassamento delle


tariffe. Inoltre l'accordo firmato nel 2000 con l'Unione Europea ha dato avvio all'armonizzazione tra i dazi UE e quelli cinesi ed ha introdotto importanti novità nel settore tessile. In particolare è stato posto fine al monopolio statale relativo alle esportazioni della seta, sono state eliminate le contingenze e le licenze di importazione per i filati di lana e cotone e per i prodotti con filamenti sintetici e/o artificiali.
Per i prodotti agricoli l'accordo prevede la liberalizzazione dell'accesso sul mercato cinese di molti prodotti e riduzioni per prodotti come pasta, vino ed olive.
Oltre alle tariffe all'importazione, dal 1994 è in vigore l'Iva con aliquote pari al 13% o al 17%, sull'importazione dei seguenti beni: cibo e oli vegetali commestibili, acqua potabile, gas naturale, riscaldamento, carbone, petrolio, libri, quotidiani e riviste, mangimi, fertilizzanti chimici, pesticidi, macchine agricole.
Inoltre undici categorie di prodotti sono anche soggetti alla tassa sui consumi al momento dell'entrata in Cina con aliquote tra il 3% ed il 45%; si tratta di: sigarette, liquori, cosmetici, prodotti per capelli e per la pelle, gioielli, fuochi d'artificio, petrolio, gasolio, pneumatici, motocicli e piccoli veicoli a motore.
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Documentazione richiesta


I documenti idonei a provare la definitiva importazione della merce in Cina sono la dichiarazione doganale di importazione della Repubblica Popolare Cinese ed il modello unificato dello sdoganamento, che possono essere presentati alternativamente. In essi deve essere contenuta l'indicazione del pagamento dei dazi doganali, tutti gli elementi che possano far ricondurre il documento all'esportazione effettuata e devono essere timbrati e firmati dalla locale autorità doganale. I documenti possono essere prodotti in originale o in copia conforme.
Gli altri documenti che devono accompagnare la merce sono:
- fattura commerciale, redatta in inglese ed in tre copie, contenente tutti gli elementi previsti dalla legge;
- certificato di origine rilasciato dalla



Camera di Commercio;
- certificato sanitario per i prodotti alimentari, contenitori, utensili, animali vivi, loro carni e derivati e pelli grezze;
- certificato fitosanitario per piante e derivati, semi, cereali, soia, frutta e legname;
- certificato di analisi per prodotti farmaceutici, alimentari, bevande, cosmetici, tabacco, cotone, fibre chimiche, pelli;
- certificato di qualità, quantità, congruità prezzo, rilasciato dal Bureau of Commodity Inspection.
- documenti di trasporto via mare (polizza di carico, packing list, polizza assicurativa);
- documenti di trasporto via aerea (lettera di vettura aerea, packing list, polizza assicurativa).
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Zone franche


Le zone franche in Cina sono: Fujian, Shataojiao, Shantou, Xiamen, Dalian, Tianjin, Qingdao, Ningbo, Jiangsu, Shanghai, Fuzhou e Guangzhou.
Al fine di attirare gli investimenti stranieri, le autorità locali hanno altresì costituito delle Aree Economiche Speciali, caratterizzate da particolari esenzioni doganali ed agevolazioni fiscali, quali la riduzione dell'imposta sul reddito dal 33% al 15%.
Le aree economiche speciali si articolano in:
a) "Special economic zones", che godono di regolamenti speciali per



favorire gli scambi con l'estero e prevedono agevolazioni agli investitori stranieri quali esenzione di dazi doganali o incentivi fiscali e facilitazioni nell'utilizzo di valuta straniera;
b) "Coastal open cities", che godono delle stesse agevolazioni previste per le Special economic zones;
c) "Coastal economic development zones",
d) "Inland economic development zones", che godono di speciali agevolazioni per incentivare lo sviluppo industriale.


Investimenti stranieri


Tra i paesi in via di sviluppo la Cina si trova al primo posto per quanto riguarda il flusso degli investimenti esteri, che negli ultimi anni è in costante aumento.
La materia degli investimenti stranieri è attualmente regolata dal "Foreign Investment Industrial Guidance Catalogue" e dalle "Directory of Foreign Investment Tentative Provisions" del 1995, i quali suddividono gli investimenti stranieri in incoraggiati, permessi, limitati o vietati.
Le forme previste per gli investimeni stranieri sono:
1. la società mista, per la cui costituzione è necessaria l'approvazione del MOFTEC e la registrazione presso l'ufficio SAIC. Per questo tipo di società la legge prevede



l'obbligo per il partner straniero di sottoscrivere una quota minima del 25% del capitale dell'impresa.
2. La società cooperativa o contrattuale, assimilabile alla precedente, sebbene più semplice e caratterizzata da maggiore flessibilità operativa e giuridica.
3. La società a capitale interamente straniero, prevista a condizione che la società risulti prevalentemente a vocazione all'export o impieghi tecnologie avanzate.
Le agevolazioni previste per gli investitori stranieri sono di varia natura, sebbene prevalentemente di carattere fiscale, mentre particolari agevolazioni esistono per le imprese che si insediano nelle
L'Unione europea costretta a importare più prodotti tessili dalla Cina

–Proseguono oggi a Pechino gli incontri tra le commissioni di Cina ed Ue per risolvere la crisi commerciale generatasi in giugno con il restringimento delle quote di prodotti tessili esportabili. La crisi ha infatti causato la mancanza di prodotti tessili (maglioni, reggiseni, pantaloni, ecc.) nei negozi al dettaglio, tanto che i negozianti temono di non riuscire a rifornirsi in prossimità delle vendite natalizie.

Ieri a Londra Peter Mandelson, Commissario al Commercio dell'Unione Europea, ha annunciato che vuole proporre ai governi degli Stati europei di consentire una maggiore importazione dei prodotti tessili cinesi rispetto alle quote stabilite. Secondo il Commissario, questo consentirebbe di superare entro la metà di settembre la crisi. Intanto a Pechino fonti ufficiali parlano di un clima "franco", ma i giorni scorsi non hanno portato soluzioni.

A giugno Ue e Cina hanno concordato un limite alle importazioni di alcuni prodotti tessili, per il timore che la loro invasione sommergesse la produzione degli Stati membri (secondo stime Ue, il tessile europeo ha perso nel 2004 oltre 165 mila posti di lavoro e un altro milione di posti sono a rischio). Ma ora i dettaglianti europei lamentano che questo limite causa la mancanza di prodotti da vendere. Mandelson biasima i governi europei che, dopo l'accordo di giugno, per settimane hanno consentito la libera importazione di merci, così da esaurire in breve la quota annuale consentita. Osserva, inoltre, che le autorità cinesi sono state "troppo lente nell'introduzione di un loro sistema di controllo sulle esportazioni".

Come risultato, le merci cinesi (in gran parte già pagate dai grossisti europei) si sono ammucchiate nei magazzini doganali dei porti europei, mentre i dettaglianti avvertono che in autunno e inverno avranno gli scaffali vuoti. Secondo stime della Commissione Ue vi sono sono oltre 80 milioni di articoli, tra cui circa 59 milioni di maglioni e 17 milioni di pantaloni bloccati nei porti. L'imposizione delle quote inizia anche a colpire anche la produzione cinese: molte manifatture all'inizio hanno diretto la produzione su vestiti che non avevano raggiunto la quota, come pantaloni e bluse, ma anche questi settori sono ormai saturi. Nella prima metà del 2005 la Cina ha venduto in Europa prodotti tessili per circa 8 miliardi di dollari Usa, quasi lo stesso ammontare dell'intero 2004.

"Nell'esecuzione dell'accordo –osserva Mandelson- c'è stata una disfunzione", ma non per colpa di importatori e venditori al dettaglio che non devono essere ora "penalizzati in modo ingiusto".

Il Commissario ritiene che l'imposizione di quote verso i prodotti cinesi significa proteggere non solo la produzione interna ma anche le importazioni tessili di altri Stati non europei –come Bangladesh, Pakistan, India - e insiste che simili misure deve essere temporanea, per consentire "a ognuno di adeguarsi alla realtà del nuovo mercato, alla crescita della Cina" e per assicurare che i Paesi dell'Ue procedano "a una riforma economica e degli investimenti e ad adattarsi per quanto possibile a questa sfida". "La via del protezionismo –aggiunge- è solo una strada senza sbocco".



TASSO DI OCCUPAZIONE E DISOCCUPAZIONE


Secondo i recenti dati diffusi dall'Istat, la media nazionale relativa al tasso di occupazione è pari al 57,5%, ancora lontana dal target del 70% atteso per il 2010. L'occupazione femminile, lo stesso si ferma al 45,3% rispetto all'obiettivo del 60%
Occupazione (prime 4 province)
Reggio Emilia 70,8%
Modena 70%
Bologna 69%
Bolzano 69%
Tasso di occupazione femminile

Occupazione (prime 10 province)
Bologna63,2%
Modena62%
Ravenna62%
Reggio Emilia59,5%

Disoccupazione ai minimi dal '93
Tasso al 6,8%, grazie agli stranieri

Risultato record per la disoccupazione in Italia. Il tasso è sceso nel 2006 al 6,8% dal 7,7% del 2005. Secondo l'Istat si tratta del dato più basso dal 1993, da quando cioè esistono dati confrontabili. La crescita dell'occupazione è dovuta per il 46% all'aumento dell'occupazione a tempo determinato e per il 28% all'occupazione a tempo indeterminato degli stranieri.

Nel quarto trimestre 2006 il numero di occupati è risultato pari a 23.018.000 unità con una crescita su base annua dello 1,5 per cento (+333.000 unità). Un contributo rilevante è stato ancora una volta fornito dalla componente a tempo determinato (+191.000 unità) e dagli stranieri nella componente a tempo inde-terminato (+90.000 unità).

Si è inoltre confermata la tendenza all'aumento dell'occupazione delle persone con almeno 50 anni di età. In confronto al terzo trimestre 2006, l'occupazione nell'insieme del territorio nazionale ha registrato un aumento pari allo 0,2 per cento. Il tasso di occupazione della popolazione tra 15 e 64 anni è aumentato di sette decimi di punto rispetto al quarto trimestre 2005, portandosi al 58,5 per cento.

Nel quarto trimestre 2006 il numero delle persone in cerca di occupazione è risultato pari a 1.709.000 unità, in calo rispetto allo stesso periodo del 2005 (-13,7 per cento, pari a -272.000 unità). Il tasso di disoccupazione si è posizionato al 6,9 per cento (8,0 per cento nel quarto trimestre 2005). Rispetto al terzo trimestre 2006, al netto dei fattori stagionali, il tasso di disoccupazione si è ridotto di due decimi di punto.

Nel quarto trimestre 2006 il numero degli inattivi (15-64 anni) registra un moderato aumento tendenziale (+31.000 unità). Alla significativa discesa nel Nord si è contrapposta la crescita nel Centro e soprattutto nel Mezzogiorno.

La crescita su base annua dell'offerta di lavoro ha sintetizzato un aumento dello 0,2 per cento (+27.000 unità) della componente maschile e dello 0,3 per cento (+34.000 unità) di quella femminile.

Alla positiva dinamica registrata nelle regioni settentrionali (+1,3 per cento, pari a +157.000 unità) e, in misura decisamente inferiore, in quelle centrali (+0,3 per cento, pari a +13.000 unità) si è contrapposta la riduzione del Mezzogiorno (-1,5 per cento, pari a -110.000 unità). In tale area alla nuova diminuzione dell'offerta di lavoro maschile (-1,1 per cento, pari a -53.000 unità) si è associata la significativa contrazione di quella femminile (-2,1 per cento, pari a -56.000 unità).

Con riferimento alla popolazione in età lavorativa (15-64 anni) il tasso di attività nel quarto trimestre 2006 si è posizionato al 62,9 per cento, invariato rispetto a un anno prima. Al marginale arretramento del livello di attività della componente maschile (dal 74,6 per cento del quarto trimestre 2005 al 74,5 per cento) si è associata la stabilità di quello della componente femminile (al 51,2 per cento).

TASSO DI OCCUPAZIONE E DISOCCUPAZIONE

Secondo i recenti dati diffusi dall'Istat, la media nazionale relativa al tasso di occupazione è pari al 57,5%, ancora lontana dal target del 70% atteso per il 2010. L'occupazione femminile, lo stesso si ferma al 45,3% rispetto all'obiettivo del 60%:
Reggio Emilia70,8%
Modena70%
Bologna69%

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FIERA INTERNAZIONALE CINESE


La Fiera internazionale cinese per gli investimenti commerciali

Il mese prossimo si terrà in Cina la Fiera internazionale 2005 per gli investimenti commerciali. Si tratta dell'unica fiera nazionale finalizzata ad attirare investimenti esteri diretti. Nel corso di un'intervista alla nostra Radio, un funzionario del Comitato organizzatore ha rivelato che l'attuale edizione rafforzerà ulteriormente la funzione di promozione degli investimenti internazionali, presentando al mondo la Cina e assegnando maggiore importanza alla promozione della rivalutazione dei capitali internazionali attraverso la circolazione globale.

La Fiera internazionale cinese per gli investimenti commerciali, patrocinata dal Ministero del Commercio ed organizzata congiuntamente dall'UNCTAD e dall'UNIDO, si tiene ogni anno in settembre a Xiamen, città sud-orientale della Cina, e comprende una Fiera di contatti per progetti di investimento, un Forum di investimenti internazionali e un simposio sui problemi focali degli investimenti, costituendo un'importante piattaforma per la comprensione delle più recenti politiche e ambienti degli investimenti della Cina e degli altri Paesi e regioni del mondo e delle nuove tendenze della circolazione dei capitali internazionali.

Il funzionario del Comitato organizzatore dell'evento e vice direttore del Dipartimento per la cooperazione economica e commerciale con l'estero della provincia del Fujian Yang Biao ha rivelato che l'attuale edizione della fiera privilegerà non solo la promozione degli investimenti bilaterali tra la Cina e gli altri Paesi del mondo, ma anche la costruzione di una piattaforma di scambi di informazioni fra i vari Paesi. Per l'occasione i vari Paesi stranieri potranno firmare accordi di investimento con Paesi terzi. Egli ha detto in merito:

"Oltre 50 Paesi con migliaia di progetti d'investimento all'estero hanno già confermato la loro partecipazione; tra cui Sud-Africa, Giordania, Polonia, Svezia, Damimarca e Cuba. Inoltre alcuni Paesi si stanno mettendo in contatto con noi attraverso le loro ambasciate in Cina. Nel frattempo l'UNIDO organizzerà una fiera speciale per gli investimenti in Africa, portando oltre 300 progetti d'investimento nel continente."

Un altro importante contenuto della Fiera sarà l'incoraggiamento delle imprese cinesi ad investire negli altri Paesi. Negli ultimi anni, in seguito alla crescita della forza economica della Cina, la dimensione dei suoi investimenti all'estero si è ampliata sempre più. Sempre più Paesi e regioni, particolarmente in via di sviluppo, auspicano di diventare le mete degli investimenti di più imprese cinesi. Yang Biao ha illustrato che per portare le imprese cinesi ad investire all'estero, il ministero del Commercio organizzerà nel corso della fiera una serie di attività interessate. Egli ha detto

"Nel 2005 molti Paesi africani e in via di sviluppo hanno mandato inviati in Cina a cercare opportunità di investimento, inoltre anche alcuni Paesi sviluppati come la Germania hanno chiesto alle imprese cinesi di investire sul loro territorio, per cui abbiamo organizzato decine di trattative in merito."

I vari governi locali e le imprese cinesi vedono molto bene la piattaforma di promozione concentrata degli investimenti rappresentata dalla fiera di trattative. Le varie delegazioni partecipanti porteranno con sè buoni progetti d'investimento e completi capitali, auspicando di trovare attraverso la fiera partner di cooperazione sul mercato internazionale.

Yang Biao ha detto che l'attuale edizione della fiera erigerà una piattaforma speciale per le imprese estere, organizzando le imprese cinesi ed estere a procedere a trattative one to one. Inoltre anche molti Paesi e regioni terranno meeting di illustrazione del loro quadro degli investimenti, attirando le imprese cinesi ad investire sul loro territorio, ivi compresi Paesi in via di sviluppo e sviluppati.

Attualmente il Comitato organizzatore possiede già una comprensione iniziale e di base su parte degli investitori e finanziatori che si sono iscritti all'attività di contatti sugli investimenti, auspicando di rendere l'attività più concreta allo scopo di innalzare il tasso di successo degli investimenti.

Sinora si sono tenute 8 edizioni della Fiera internazionale cinese per gli investimenti commerciali, con la firma di più di 15 mila progetti di cooperazione con capitali contrattuali superiori a 94 miliardi di USD.

europa debole

Andare a fare una vacanza nei paesi in cui si paga in dollari, comprare prodotti cinesi a meno prezzo, pagare la benzina meno.
Io mi chiedo: ma i giornalisti che dicono queste scemenze lo sono o lo fanno? o non si rendono conto di quali idiozie stanno dicendo e confermano quello che penso e sento dire dalla gente, ovvero che sono solo schiavi di chi ha interesse a fargli dire simili balle.
Pagare la benzina meno: roba da morir dal ridere.
Certamente i petrolieri la pagano meno e certamente fanno un mucchio di soldi, visto che noi la paghiamo sempre lo stesso prezzo!
Comprare prodotti cinesi a minor prezzo: certo che se si potessero mangiare i computer o i lettori di DVD sarebbe conveniente. Peccato che la spesa ogni giorno si faccia in Euro e peccato che i beni alimentari e agricoli siano iperprotetti e di concorrenza da area dollaro non se ne parla nemmeno
Andare in vacanza dove si paga in dollari: la soddisfazione del pirla. A parte il fatto che sarebbe bene andare in vacanza in Italia, se fosse economicamente accessibile (ormai siamo più cari - sul serio - della Svizzera), ma che soddisfazione c'e' ad andare in vacanza dove si paga in dollari? E' soddisfazione andare in vacanza perchè si sta bene e si guadagna, non di certo quando tornando si potrebbe aver perso il posto di lavoro.
La realtà è che con l'euro così forte non si vende nulla all'estero e l'unico rimedio per le aziende è chiudere o andare a produrre dove il lavoro si paga in dollari. Oggi paradossalmente conviene aprir fabbriche in America, per non dire ovviamente tutti gli altri paesi dell'estremo oriente legati al dollaro.

La realtà è che gli americani sono furbi e usano la valuta politicamente per i loro interessi di medio e lungo periodo. Noi in Europa non abbiamo un potere politico che possa fare altrettanto e ci siamo affidati ai banchieri, che ovviamente gestiscono la valuta cercando di mantenerla ai valori più alti possibili. In questo modo garantiscono il potere di acquisto di chi i soldi li ha, contribuiscono ad aumentare il differenziale fra chi ha e chi non ha, e fanno sì che gli imprenditori e i loro dipendenti vadano in malora.
Quindi, andiamo in vacanza in area dollaro e, mentre siamo la', cerchiamo di vedere se possiamo aprirci un'attivita' e restarci, perche' qui, di questo passo, ci sara' ben poco da ridere.

EURO

EURO