lunedì 2 marzo 2009

Crisi Globale...


Pimp My ProfileA un anno dal suo inizio, la crisi economica sta entrando nella fase più complessa. Negli Stati Uniti come in Europa, la crisi finanziaria si intreccia con l’inflazione e la gelata dei consumi. In questa situazione, imprese, investitori e autorità si domandano quanto profondo e quanto lungo sarà il ciclo negativo. Lo stanno facendo i capi di Stato e di governo nel G8. Lo fanno i ministri economici riuniti a Bruxelles.Questa domanda è naturale per chi deve prendere decisioni in campo economico e finanziario. Eppure, esistono ragioni per ritenere che questa crisi non sia ciclica ma strutturale e che il sistema economico e finanziario non sia destinato a tornare sulle tendenze precedenti, ma stia attraversando una vera metamorfosi. In tutte le grandi crisi, infatti, il sistema economico è uscito trasformato nel profondo, con nuove gerarchie di imprese e mercati e con un diverso modo di operare. Se questo è vero, occorre liberarsi degli abiti mentali del passato e intuire prima possibile le grandi direttrici del cambiamento. Il problema non è resistere alla crisi, ma anticipare il cambiamento.Al momento l’evoluzione dell’economia è ancora confusa e indefinita. Esistono tuttavia indicazioni che il sistema stia effettivamente mutando nella sua struttura. In modo aneddotico, e senza pretese di analisi, cito alcuni elementi di novità.L’inflazione globale rialza la testa in tutte le aree del mondo e la politica monetaria appare sostanzialmente impotente nel frenare i prezzi al consumo. I tassi di interesse, infatti, agiscono innanzitutto sui prezzi degli stock (immobili, azioni, obbligazioni). In questo contesto è ragionevole attrezzarsi a vivere con un’inflazione più elevata, nonostante gli sforzi delle autorità per contenerla.Il sistema finanziario globale sta mutando con la scomparsa di mercati e intermediari, e con un più elevato requisito di capitali. Il prezzo del petrolio e dei carburanti continua ad aumentare e già si parla del greggio a 200-250 dollari al barile, pur in presenza dei primi sintomi di recessione. Il prezzo dei prodotti agricoli, analogamente, cresce senza sosta e rilancia scenari malthusiani impensabili fino a pochi anni fa. In molti Paesi determina un ritorno profittevole all’agricoltura. Il tasso di diffusione delle nuove tecnologie dell’informazione aumenta esponenzialmente in tutte le regioni del mondo e sfida la capacità di apprendimento.Infine, segnali più deboli, ma egualmente fondamentali. L’industria dell’auto americana è in grave difficoltà, per non aver compreso l’importanza del risparmio energetico e dei cambiamenti climatici nel progettare i propri modelli. E un numero crescente di genitori nelle élite inglesi e americane iscrivono i figli a scuola di mandarino, a Londra, New York o San Francisco.Questi semplici indizi non disegnano il futuro, ma indicano l’avvio di cambiamenti strutturali, molto diversi dal ciclo tradizionale. In queste condizioni, l’economia del dopo-crisi dipenderà dalle decisioni di milioni di soggetti, tra i quali emergerà chi ha visto più lungo. Una crisi, nel senso di cambiamento, non è in sé una tragedia, se il precedente modello di crescita era insostenibile. Sbaglia dunque chi pensa a una catastrofe, come sbaglia, io credo, chi pensa semplicemente in termini di ciclo.Non siamo alla fine del mondo. Quasi certamente siamo alla fine di un mondo.

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europa debole

Andare a fare una vacanza nei paesi in cui si paga in dollari, comprare prodotti cinesi a meno prezzo, pagare la benzina meno.
Io mi chiedo: ma i giornalisti che dicono queste scemenze lo sono o lo fanno? o non si rendono conto di quali idiozie stanno dicendo e confermano quello che penso e sento dire dalla gente, ovvero che sono solo schiavi di chi ha interesse a fargli dire simili balle.
Pagare la benzina meno: roba da morir dal ridere.
Certamente i petrolieri la pagano meno e certamente fanno un mucchio di soldi, visto che noi la paghiamo sempre lo stesso prezzo!
Comprare prodotti cinesi a minor prezzo: certo che se si potessero mangiare i computer o i lettori di DVD sarebbe conveniente. Peccato che la spesa ogni giorno si faccia in Euro e peccato che i beni alimentari e agricoli siano iperprotetti e di concorrenza da area dollaro non se ne parla nemmeno
Andare in vacanza dove si paga in dollari: la soddisfazione del pirla. A parte il fatto che sarebbe bene andare in vacanza in Italia, se fosse economicamente accessibile (ormai siamo più cari - sul serio - della Svizzera), ma che soddisfazione c'e' ad andare in vacanza dove si paga in dollari? E' soddisfazione andare in vacanza perchè si sta bene e si guadagna, non di certo quando tornando si potrebbe aver perso il posto di lavoro.
La realtà è che con l'euro così forte non si vende nulla all'estero e l'unico rimedio per le aziende è chiudere o andare a produrre dove il lavoro si paga in dollari. Oggi paradossalmente conviene aprir fabbriche in America, per non dire ovviamente tutti gli altri paesi dell'estremo oriente legati al dollaro.

La realtà è che gli americani sono furbi e usano la valuta politicamente per i loro interessi di medio e lungo periodo. Noi in Europa non abbiamo un potere politico che possa fare altrettanto e ci siamo affidati ai banchieri, che ovviamente gestiscono la valuta cercando di mantenerla ai valori più alti possibili. In questo modo garantiscono il potere di acquisto di chi i soldi li ha, contribuiscono ad aumentare il differenziale fra chi ha e chi non ha, e fanno sì che gli imprenditori e i loro dipendenti vadano in malora.
Quindi, andiamo in vacanza in area dollaro e, mentre siamo la', cerchiamo di vedere se possiamo aprirci un'attivita' e restarci, perche' qui, di questo passo, ci sara' ben poco da ridere.

EURO

EURO